Il freddo come alleato contro il cancro: uno studio promettente
Immagina un mondo in cui il freddo non è solo una sfida da affrontare con sciarpe e guanti, ma un potente alleato nella lotta contro il cancro. Recenti studi suggeriscono che l'esposizione a basse temperature potrebbe rallentare la crescita tumorale, sfruttando il nostro stesso metabolismo come arma. (Non è meraviglioso?)
Questa simpaticona non è un arancino siciliano, bensì una cellula di grasso bruno, circondata da capillari, catturata tramite micrografia elettronica a scansione colorata. Attivare il grasso bruno attraverso l’esposizione al freddo può indurlo a bruciare glucosio, la principale fonte di energia su cui si affidano le cellule tumorali per crescere.
Il ruolo del grasso bruno: il nostro riscaldamento interno
Il grasso bruno, o tessuto adiposo bruno (BAT), è noto per la sua capacità di generare calore attraverso la termogenesi non da brivido. Quando esposti al freddo, il BAT si attiva, consumando glucosio per produrre calore. Questo processo non solo ci riscalda, ma potrebbe anche sottrarre energia vitale alle cellule tumorali, che dipendono fortemente dal glucosio per crescere!
Tramite la respirazione e le tecniche del Metodo Wim Hof, possiamo volontariamente attivare le nostre riserve di grasso bruno, e questo apre le porte alla tana del bianconiglio!
Se volete addentrarvi nella tana del bianconiglio, possiamo arrivare a due deduzioni interessanti: la chetosi (ovvero i meccanismi in cui il nostro corpo, depletato delle scorte di glucosio inizia a usare i ketoni come forma di energia) da cui deriva la dieta chetogenica, potrebbe essere una valida terapia? Al momento non ho trovato studi che lo confermano, ma voglio sottolineare questo: malattie come l’Alzheimer (che ora viene definito diabete tipo 3) regrediscono quando i pazienti si sottopongono ad un regime alimentare in chetosi. Fonte
Esperimenti sui topi: il freddo come terapia
In uno studio condotto su topi con diversi tipi di tumori, l'esposizione continua a temperature di 4°C per 20 giorni ha portato a una significativa inibizione della crescita tumorale e a un raddoppio del tasso di sopravvivenza. Quando il BAT veniva rimosso o i topi venivano alimentati con una dieta ricca di glucosio, l'effetto protettivo del freddo scompariva, confermando il ruolo cruciale del BAT nell'impedire la crescita tumorale.PMC
E gli esseri umani?
Sebbene la maggior parte degli studi sia stata condotta su animali, ci sono indicazioni promettenti anche per gli esseri umani. In un piccolo studio, sei volontari sani esposti a 16°C per 2-6 ore al giorno per due settimane hanno mostrato un'attivazione del BAT. Inoltre, un paziente con linfoma di Hodgkin esposto a 22°C per sette giorni ha mostrato una riduzione del consumo di glucosio da parte del tumore, suggerendo un potenziale effetto terapeutico del freddo anche negli esseri umani.Nature
🧊 Conclusioni: il freddo come terapia complementare?
Questi risultati aprono la strada a nuove strategie terapeutiche che sfruttano l'esposizione al freddo, e di conseguenza all’utilizzo del Metodo Wim Hof per combattere il cancro. Tuttavia, è importante sottolineare che si tratta di studi preliminari e che ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno i meccanismi coinvolti e per valutare l'efficacia e la sicurezza di tali approcci negli esseri umani.
Nel frattempo, l'idea che il freddo possa essere più di un semplice disagio stagionale è affascinante. Il Metodo Wim Hof potrebbe rappresentare una nuova frontiera nella medicina, dove il nostro stesso corpo, attraverso l'attivazione del BAT, diventa un alleato nella lotta contro il cancro.
Concludo in bellezza per sottolineare l’ovvio:
Noi (e il nostro corpo) siamo in grado di fare molto di più di ciò che pensiamo.